Il Caso Isab – Lukoil
Effetti indesiderati delle sanzioni europee: raffinerie in bilico
Dal 24 febbraio 2022 l’Unione Europea ha adottato sei pacchetti di sanzioni contro la Federazione Russa, per condannare l’invasione dell’Ucraina e porre una sempre maggiore pressione economica sulla Russia con l’obiettivo di minare la sua capacità di protrarre il conflitto. L’ultimo pacchetto, sul quale è stato raggiunto un accordo in Consiglio Europeo il 31 maggio 2022, ha di fatto soddisfatto le richieste di una buona parte della società comune sull’importazione del petrolio russo. Il pacchetto introduce un divieto che riguarda tutto il greggio ed i prodotti petroliferi russi introdotti via trasporto marittimo.
Questi corrispondono al 90% delle attuali importazioni di petrolio russo in UE. Anche se è previsto un tempo di decorrenza pari a sei mesi per la messa in atto dell’embargo, la decisione è ambiziosa, vista l’ampia dipendenza di alcuni Stati Membri per la fornitura di petrolio e derivati.
Negli ultimi mesi si è registrato quello che probabilmente sarà l’ultimo drastico rialzo delle importazioni di petrolio russo in Italia da qui ai prossimi anni, facendo scalare al paese la classifica dei maggiori importatori UE. Quadruplicando le quantità di febbraio, nel mese di maggio si è toccato il picco dei 450 mila barili (Financial Times, 20/05/2022). Sarebbe logico aspettarsi una diminuzione delle forniture in vista del futuro divieto, tuttavia, il paradosso si spiega tramite la vicenda che riguarda l’impianto di raffinazione Isab, al quale i due terzi delle forniture sono stati destinati.
L’Isab è un impianto di raffinazione, gassificazione e cogenerazione di energia elettrica creato nel 1972 nel polo petrolchimico di Priolo Gargallo, in Sicilia, nella provincia siracusana. Dal 2008 in poi, il gruppo Lukoil ha cominciato ad acquistare delle quote azionarie dell’Isab fino ad arrivare a possedere il 100% del capitale sociale nel 2013 (Lukoil, 2022).
Chi è Litasco ?
La società svizzera Litasco, che si occupa di commercializzazione e distribuzione di petrolio, è una consociata del gruppo Lukoil ed è di fatto proprietaria dello stabilimento Isab, di cui gestisce il 90% delle vendite dei prodotti raffinati. La raffineria svolge un ruolo preponderante nella provincia, costituendo il 51% del suo PIL, con 1000 dipendenti diretti ed un indotto di circa 2000. A livello nazionale si classifica come la più grande raffineria, rappresentando il 22% della capacità di raffinazione complessiva Italiana.
Se la raffineria dovesse continuare ad operare solo con il petrolio russo, una volta reso effettivo il divieto, sarà destinata a chiudere, con severe ripercussioni per l’intero polo petrolchimico, uno dei più importanti hub energetici europei, così come per il porto di Augusta. Da quest’ultimo passano decine di tonnellate di merci ogni anno, tra cui ingenti quantità di prodotti petroliferi, in parte destinati alla raffineria Isab che viene rifornita unicamente via mare.
E’ stato introdotto ed approvato un emendamento ‘salva-Isab’ nel Decreto Legge Aiuti in Commissione bilancio, tesoro e programmazione della Camera. Si tratta dell’istituzione di un Tavolo di coordinamento volto a trovare delle soluzioni per affrontare le criticità createsi in relazione alle condizioni di approvvigionamento dell’Isab e che si riconosce avrebbero un impatto disastroso sulle aree industriali e portuali e sulle piccole e medie imprese collegate.
Entro dieci giorni dall’entrata in vigore del dl viene dunque istituito presso il MISE un Tavolo a cui partecipano il Ministro della transizione ecologica, dello sviluppo economico e dell’economia e delle finanze, insieme ai rappresentanti dell’azienda.