Indagine sulla Società degli Interporti Siciliani: indagati anche Falcone e Armao. Domiciliari per D’Asero e Luigi Cozza
Indagine sulla Società degli Interporti Siciliani: indagati anche Falcone e Armao. Domiciliari per D’Asero
Lindagine è partita da un esposto, redatto da diversi dipendenti ai vertici dellazienda a totale partecipazione pubblica
Nelle prime ore del mattino i carabinieri del Comando provinciale di Catania hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal gip del Tribunale di Catania, nei confronti di quattro persone, fra le quali l’ex deputato regionale Antonino D’Asero, per i reati di induzione indebita a dare o promettere utilità, peculato, corruzione per un atto contrario ai propri doveri d’ufficio e contraffazione e uso di pubblici sigilli. I carabinieri hanno arrestato e posto ai domiciliari, oltre a D’Asero, anche l’imprenditore Luigi Cozza, l’amministratore unico della società, Rosario Torrisi Rigano, e una dipendente dell’azienda, Cristina Sangiorgi.
L’indagine è partita da un esposto, redatto da diversi dipendenti ai vertici dell’azienda a totale partecipazione pubblica Società degli Interporti Siciliani Spa. Nell’esposto i dipendenti hanno denunciato le false attestazioni e dichiarazioni prodotte da una dipendente, in merito al possesso di un titolo di laurea. Le attività investigative di natura tecnica hanno svelato le interferenze illecite da parte di D’Asero, ex deputato regionale, su Rosario Torrisi Rigano, amministratore unico della Sis, tramite alcuni politici regionali. Pressioni finalizzate dapprima alla revoca del licenziamento per giusta causa della professionista, poi a garantirle una posizione lavorativa alla stessa gradita nell’ambito dell’azienda e, infine, ad omettere l’avvio di doverose procedure disciplinari, con l’irrogazione delle relative eventuali sanzioni per il rifiuto di svolgere gli incarichi affidatile, così come per il rifiuto della donna di lavorare in smart-working durante la prima fase della pandemia da Covid-19.
Nel merito, gli esponenti regionali cui D’Asero si è rivolto al fine di intercedere in favore della donna sarebbero Marco Falcone, attuale assessore regionale all’Economia e all’epoca dei fatti assessore regionale alle Infrastrutture, Gaetano Armao, ex assessore regionale all’Economia e vicepresidente della Regione Siciliana, nonché Giuseppe Li Volti, ex assistente parlamentare e coordinatore della segreteria particolare dell’assessore regionale delle infrastrutture Falcone. Tutti avrebbero esercitato pressioni sull’amministratore unico della Sis, al fine di fare revocare il licenziamento della dipendente. Falcone e Armao sono indagati. L’attività investigativa ha inoltre fatto emergere un accordo corruttivo che sarebbe intercorso tra l’amministratore unico della Società degli Interporti Siciliani, Torrisi Rigano, e Luigi Cozza, titolare della Lct Spa, società operante nel settore dei trasporti titolare dell’affidamento in concessione della gestione funzionale, operativa ed economica oltreché della manutenzione ordinaria per nove anni del Polo logistico dell’Interporto di Catania.
Torrisi Rigano avrebbe concesso l’area in questione alla Lct in uso gratuito per svariati mesi prima che venisse formalizzato il contratto, avvisando altresì Cozza e altri manager e dipendenti della società dei controlli che la medesima avrebbe potuto subire da parte dell’Ispettorato del lavoro e dei vigili del fuoco e della necessità di ottenere le varie certificazioni essenziali per poter occupare gli spazi e i locali del Polo logistico e stipulare il contratto di concessione. Torrisi Rigano, inoltre, avrebbe omesso o comunque ritardato l’invio di diffide ufficiali alla Lct concernenti la liberazione e lo sgombero o la regolarizzazione della documentazione prima della stipula del contratto di concessione, e avrebbe consentito alla stessa società di concludere un contratto con una terza impresa in violazione della concessione stessa. In cambio di quanto fatto, Torrisi Rigano avrebbe ottenuto da Cozza l’assunzione della propria nuora presso l’azienda Lct, nonché accettato la promessa di ulteriori utilità al fine di ottenere vantaggi per l’azienda e mantenere la carica di amministratore unico. Le investigazioni avrebbero, altresì, fatto emergere come, mediante bonifici effettuati dal conto intestato alla Società degli Interporti Siciliani in suo favore, Torrisi Rigano si sarebbe appropriato di 2.850 di proprietà della società. L’amministratore unico ne aveva la disponibilità in ragione del suo pubblico servizio.
Nelle prime ore del mattino i carabinieri del Comando provinciale di Catania hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal gip del Tribunale di Catania, nei confronti di quattro persone, fra le quali l’ex deputato regionale Antonino D’Asero, per i reati di induzione indebita a dare o promettere utilità, peculato, corruzione per un atto contrario ai propri doveri d’ufficio e contraffazione e uso di pubblici sigilli. I carabinieri hanno arrestato e posto ai domiciliari, oltre a D’Asero, anche l’imprenditore Luigi Cozza, l’amministratore unico della società, Rosario Torrisi Rigano, e una dipendente dell’azienda, Cristina Sangiorgi.
L’indagine è partita da un esposto, redatto da diversi dipendenti ai vertici dell’azienda a totale partecipazione pubblica Società degli Interporti Siciliani Spa. Nell’esposto i dipendenti hanno denunciato le false attestazioni e dichiarazioni prodotte da una dipendente, in merito al possesso di un titolo di laurea. Le attività investigative di natura tecnica hanno svelato le interferenze illecite da parte di D’Asero, ex deputato regionale, su Rosario Torrisi Rigano, amministratore unico della Sis, tramite alcuni politici regionali. Pressioni finalizzate dapprima alla revoca del licenziamento per giusta causa della professionista, poi a garantirle una posizione lavorativa alla stessa gradita nell’ambito dell’azienda e, infine, ad omettere l’avvio di doverose procedure disciplinari, con l’irrogazione delle relative eventuali sanzioni per il rifiuto di svolgere gli incarichi affidatile, così come per il rifiuto della donna di lavorare in smart-working durante la prima fase della pandemia da Covid-19.
Nel merito, gli esponenti regionali cui D’Asero si è rivolto al fine di intercedere in favore della donna sarebbero Marco Falcone, attuale assessore regionale all’Economia e all’epoca dei fatti assessore regionale alle Infrastrutture, Gaetano Armao, ex assessore regionale all’Economia e vicepresidente della Regione Siciliana, nonché Giuseppe Li Volti, ex assistente parlamentare e coordinatore della segreteria particolare dell’assessore regionale delle infrastrutture Falcone. Tutti avrebbero esercitato pressioni sull’amministratore unico della Sis, al fine di fare revocare il licenziamento della dipendente. Falcone e Armao sono indagati. L’attività investigativa ha inoltre fatto emergere un accordo corruttivo che sarebbe intercorso tra l’amministratore unico della Società degli Interporti Siciliani, Torrisi Rigano, e Luigi Cozza, titolare della Lct Spa, società operante nel settore dei trasporti titolare dell’affidamento in concessione della gestione funzionale, operativa ed economica oltreché della manutenzione ordinaria per nove anni del Polo logistico dell’Interporto di Catania.
Torrisi Rigano avrebbe concesso l’area in questione alla Lct in uso gratuito per svariati mesi prima che venisse formalizzato il contratto, avvisando altresì Cozza e altri manager e dipendenti della società dei controlli che la medesima avrebbe potuto subire da parte dell’Ispettorato del lavoro e dei vigili del fuoco e della necessità di ottenere le varie certificazioni essenziali per poter occupare gli spazi e i locali del Polo logistico e stipulare il contratto di concessione. Torrisi Rigano, inoltre, avrebbe omesso o comunque ritardato l’invio di diffide ufficiali alla Lct concernenti la liberazione e lo sgombero o la regolarizzazione della documentazione prima della stipula del contratto di concessione, e avrebbe consentito alla stessa società di concludere un contratto con una terza impresa in violazione della concessione stessa. In cambio di quanto fatto, Torrisi Rigano avrebbe ottenuto da Cozza l’assunzione della propria nuora presso l’azienda Lct, nonché accettato la promessa di ulteriori utilità al fine di ottenere vantaggi per l’azienda e mantenere la carica di amministratore unico. Le investigazioni avrebbero, altresì, fatto emergere come, mediante bonifici effettuati dal conto intestato alla Società degli Interporti Siciliani in suo favore, Torrisi Rigano si sarebbe appropriato di 2.850 di proprietà della società. L’amministratore unico ne aveva la disponibilità in ragione del suo pubblico servizio.
Fonte www.seguonews.it